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(2.1.1) PREVENZIONE PRIMARIA

Quella primaria è la più importante forma classica e principale di prevenzione, focalizzata sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole.

La prevenzione primaria ha il suo campo d’azione sul soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. In particolare è un insieme di attività, azioni ed interventi che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose.

L’insieme di questi interventi è pertanto finalizzato a ridurre la probabilità che si verifichi un evento avverso non desiderato (riduzione del rischio).
Nella riforma del sistema sociosanitario regionale del M5S, la prevenzione primaria è l’ambito di maggiore investimento, sul quale ruotano tutti i servizi e le strutture territoriali.

La Prevenzione Primaria ha il suo campo d’azione sul soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. In particolare è un insieme di attività, azioni ed interventi che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose.


POLITICHE DI PRE-PRIMARY CARE / COMMUNITY CARE
L’insieme di questi interventi è pertanto finalizzato a ridurre la probabilità che si verifichi un evento avverso non desiderato (riduzione del rischio).

Quali interventi normativi sono necessari, partendo dagli atti aziendali e dall’offerta’ preventiva delle strutture territoriali ?
La direzione può essere quella delle pre-primary care, valutando l’efficacia delle UTAP nelle altre regioni, e delle iniziative di deospedalizzazione e defarmacizzazione.

PREVENZIONE PRENATALE: AVVIO MONITORAGGIO SU FATTORI PREVENTIVI E PROTETTIVI

Avere sotto controllo la salute di una mamma in attesa è importante e la prevenzione prenatale è fondamentale per identificare i potenziali problemi che possono sorgere e, con gli opportuni accorgimenti, possono essere gestiti.

Insieme alle visite periodiche già previste per il monitoraggio fetale (frequenza cardiaca, presenza contrazioni uterine, ecocardiografie) e morfologico (verifica del corretto stato di crescita e dello stato di salute del feto), deve essere avviato un monitoraggio pre-natale, che possa monitorare lo stile di vita in gravidanza della madre, l’alimentazione e avviare una diagnostica prenatale, con particolare riferimento all’esposizione materno-fetale ad agenti tossici, per i residenti in aree considerate inquinate o a forte rischio, e al corretto utilizzo di tutti i fattori preventivi e protettivi.

NUOVE TECNOLOGIE PER IL MONITORAGGIO DOMESTICO
Le nuove tecnologie e la sanità elettronica possono fornirci nuovi strumenti (sensori) per monitorare, tranquillamente da casa, il battito cardiaco del feto…non solo quindi durante le poche visite periodiche in strutture ospedaliere anche lontane dalla propria abitazione. Nelle gravidanze più a rischio, questo approccio fa davvero la differenza.
La Regione Lazio potrebbe facilmente e a bassissimo costo sostenere queste innovazioni che “si possono fare in casa” come la misurazione del glucosio nel sangue o la misurazione del livello di saturazione dell’ossigeno materno. Innovazioni economiche e flessibili che sono in grado di tenere mamma e bambino al sicuro 24 ore al giorno.

POTENZIAMENTO SISTEMA VACCINALE, ATTRAVERSO INFORMAZIONE E COINVOLGIMENTO ATTIVO DEI CITTADINI
(vedi 4.13 per maggiori dettagli e approfondimenti)

Linee principali sintetiche di riforma:

– revisione piano regionale: con l’obiettivo di promuovere campagne di informazione ed educazione per accrescere il livello di consapevolezza e responsabilità riguardo la pratica vaccinale, privilegiando un sistema di raccomandazione piuttosto che di obbligatorieta’, rispettando quindi sia la liberta’ di scelta personale dei genitori che la tutela della salute collettiva,

– introduzione modalità di counceling e figure professionali, revisione ruolo ASL e centri vaccinali (scarico responsabilità, scaglionamento temporale monovaccini, ecc), introduzione maggiori livelli di analisi pre-vaccinali per identificazione di casistiche a rischio danno (dettagliata anamnesi dei genitori, dei parenti prossimi e del bambino stesso, considerando tutti i fattori che influenzano la salute di quest’ultimo nella sua globalità, perché su di lui si ripercuotono anche le condizioni socio-ambientali del territorio in cui vive e quelle lavorative, economiche, nutrizionali, tossicologiche e psico-comportamentali dei componenti della sua famiglia), avvio anagrafe unico vaccinale con dettaglio su scaglionamento e somministrazione monodose (avviso proattivo ai genitori di scadenza vaccinale e richiami via FSSER, invito a incontri informativi pre-vaccinali tramite centri territoriali prevenzione, ex case della salute).

Allo scopo di essere stimolati a crescere sempre più in consapevolezza e responsabilità verso la pratica vaccinale attuata nei loro figli, i genitori dovrebbero ricevere dal Medico Vaccinatore le schede tecniche dei vaccini in modo da conoscere le proprietà, le controindicazioni, le componenti tossicologiche e le reazioni avverse di ogni farmaco che loro figlio riceverà e poter eventualmente segnalare prontamente eventuali reazioni avverse. Medici e personale addetto alla somministrazione dei vaccini dovrebbero essere opportunamente formati per rendere facilmente fruibili da parte di tutti i genitori tali informazioni.

vaccinazioni personalizzate, in base alle caratteristiche biopatografiche e ambientali dei vaccinandi, rivedendo il ruolo stesso del MMG e del PLS

– revisione gara regionale di acquisto delle dosi vaccinali (quantità, modalità, fornitore e costi)

– potenziamento vaccinovigilanza e fattori protettivi (avvio modello di vaccinovigilanza attiva e partecipata, attraverso la revisione delle procedure e dei rapporti fra asl e scuole, e introduzione del diario genitori per controllo reazioni avverse e segnalazioni post-marketing, attraverso un sistema di segnalazioni bidirezionali ad Aifa e case farmaceutiche, e integrazione dei servizi via FSSER

– informazione completa e dettagliata sui vaccini (tempi e modalità inoculamento, costi, contenuti, vantaggi e svantaggi, fattori di rischio personale) tramite il monitoraggio sull’utilizzo, la pubblicazione dei dati epidemiologici comparati, uno studio indipendente sui danni da vaccino e reazioni avverse, e campagne informative su vasta scala

AVVIO POLITICHE DI NUTRIZIONE PREVENTIVA
“Fa che il Cibo sia la tua Medicina e che la Medicina sia il tuo Cibo”
Ippocrate

Quando ci sediamo a tavola, non stiamo mangiando. Ci stiamo curando. Ci sono molti cibi che possono aiutarci a prevenire molte malattie oppure anche solo ridurne gli effetti: la conoscenza, lo studio, l’informazione sono fondamentali per costruire nei cittadini una cultura di nutrizione preventiva.
Colesterolo, ipertersione, malattie cardiovascolari, diabete, malattie neurologiche, tumori, obesità, osteoporosi: l’alimentazione è ormai ampiamente dimostrato che sia in grado di aiutare nella prevenzione di molte patologie e sia anche efficace nella cura di alcune di esse.
Non solo quindi un’alimentazione sana ed equilibrata, unita ad un corretto stile di vita e ad un’attività fisica costante: ciò che mangiamo influenza fortemente il nostro equilibrio interno e la capacità dell’organismo di difendersi e contrastare una vasta gamma di fattori tossici.
Va tenuto conto che ambiente, agricoltura, sanità e salute umana, sicurezza alimentare, qualità nutrizionali del cibo, tradizioni sociali e culturali interagiscano strettamente fra loro. Il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-18 richiama a una medicina preventiva basata su prove di evidenza, interdisciplinare e multisettoriale.

Le nuove conquiste scientifiche e tecnologiche in campo alimentare, il binomio ambiente-salute e i fattori socioeconomici indirizzano a un rinnovamento dei programmi di prevenzione con piani aziendali che riconoscono nei Dipartimenti di Prevenzione un ruolo di leadership ai Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione, anche in vista di riorganizzazioni e accorpamenti delle Asl sul territorio laziale.

Per quel che riguarda la corretta alimentazione nel piano d’azione OMS 2008-2013 per la strategia globale di prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili, si promuove:

  • l’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita;
  • programmi per assicurare la nutrizione ottimale a tutti i bambini nei primi mesi e anni di vita;
  • una politica nazionale e un piano d’azione per una corretta alimentazione, incluso il controllo delle malattie croniche correlate alla dieta;
  • informazioni accurate ed equilibrate ai consumatori per metterli in grado di fare scelte sane;
  • la predisposizione e messa in atto assieme ai principali stakeholders di strategie e meccanismi capaci di promuovere un marketing alimentare responsabile, per quanto riguarda la riduzione dell’impatto di alimenti con elevati contenuti di grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri semplici e sale.

Queste le sfide italiane da affrontare in tema di alimentazione e salute:

  1. sovrappeso e obesità
  2. diabete mellito di tipo 2
  3. malnutrizione calorico proteica
  4. sarcopenia (perdita di massa e forza muscolare anche con peso normale)
  5. disturbi dell’alimentazione e della nutrizione
  6. comportamenti e condizioni socioeconomiche a rischio di scadimento dello stato di nutrizione
  7. stati carenziali di vitamine e altri principi nutritivi
  8. nutrizione artificiale domiciliare
  9. tossinfezioni alimentari
  10. diffusione incongrua degli integratori alimentari.

Uno degli interventi più urgenti da attivare è quindi rivedere i bandi di appalto per le mense scolastiche di competenza regionale, le mense ospedaliere e nei luoghi di ricovero, e le mense degli enti regionali. Con lo scopo di garantire/educare un corretto stile alimentare.

Nella Regione Lazio ci sono molte azioni da avviare, fra cui:

1) MANGIAMO SANO
-revisione appalti ristorazione collettiva mense pubbliche, scolastiche e aziendali (priorità a prodotti naturali, bio, km0, vegetariani, vegani e fattori protettivi, introduzione indicatori specifici qualità prodotti ed equilibrio nutrizionali, definizione percorsi nutrizionali differenziati e personalizzati (scuole, ospedali, mense enti regionali) e informazione dettagliata sui prodotti (filiera, ingredienti, origine, metodo di cottura, ecc)
2) AVVIO CAMPAGNE DI EDUCAZIONE ALIMENTARE
attraverso strumenti tradizionali e attraverso i social (coinvolgendo sopratutto scuole e mezzi pubblici)
-avvio strumenti educazionali a vari livelli su dietetica preventiva ed eliminazione dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, tumori, diabete, disturbi respiratori cronici, con semplici campagne di “Consigli per l’alimentazione durante la giornata lavorativa”.
Principi nutritivi e funzioni protettive contenute in alcuni alimenti.
Stagionalità, importanza di un’alimentazione equilibrata basata su frutta e verdura fresca, attenzione ad una dieta di salute, modalità di cottura degli alimenti, consumo di sale e bevande zuccherate o gassate, ecc.
Campagne contro lo spreco alimentare (ogni anno, fino al 50% di cibo commestibile viene sprecato nelle case degli europei, nei supermercati e ristoranti e lungo la catena di approvvigionamento alimentare) e in sostegno a fattorie didattiche, produzioni locali biologiche/biodinamiche a km0, diete vegetariane e vegane, allergie ed intolleranze alimentari, celiachia, ecc
3) IMPEGNIAMO LE ASL E I DIPARTIMENTI DI PREVENZIONE
-vincoli di obiettivo nutrizionale ai direttori generali
– revisione dipartimenti di igiene e prevenzione: alimenti e controlli, monitoraggio malattie di natura infettiva o tossica causate dal consumo di alimenti
– revisione sistemi di controlli, segnalazioni e notifiche di intossicazioni e tossinfezioni alimentari.
4) MONITORAGGIO DEI SISTEMI NUTRIZIONALI PER MIGLIORAMENTO SERVIZI PERSONALIZZATI AI CITTADINI
-monitoraggio corretta alimentazione via FSSER, e attivazione della rete dei servizi scolastici e territoriali
– avvio sistemi di sorveglianza sistemi nutrizionali, in modo da avviare consulenze dietetico-nutrizionale per fasce di popolazione a rischio.
5) AMPLIAMENTO RETE ESPERIENZE PROFESSIONALI ED OPERATORI SSR
-introduzione o estensione figure professionali nelle asl e in supporto alle scuole

L’obiettivo non è solo prevenire obesità, malattie metaboliche e disturbi del comportamento alimentare, ma attraverso l’educazione e la sensibilizzazione, innalzare il livello di coscienza della popolazione in merito all’importanza dell’alimentazione.per il mantenimento del benessere psicofisico.

 

PREVENZIONE ONCOLOGICA
Esistono due tipi di fattori di rischio per l’insorgenza del cancro: quelli non modificabili, come il sesso, un particolare assetto genetico e l’età, e quelli modificabili, legati per esempio alle scelte negli stili di vita.

Airc conferma che si è cominciato a dare importanza al concetto di prevenzione del cancro soprattutto perché negli ultimi decenni, l’incidenza per questa patologia ha subito un incremento. Le ragioni della crescita sono legate all’allungamento della vita media e a un sensibile cambiamento negli stili di vita. L’aumento dei casi di tumore al polmone nelle donne, per esempio, è una diretta conseguenza dell’incremento del numero di fumatori di sesso femminile.

Preso atto di questa situazione si è passati da un approccio solamente curativo alla malattia a uno preventivo: risale al 1981 la pubblicazione, da parte di due importanti epidemiologi (Richard Doll e Richard Peto), del primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un cancro.

Tra i fattori individuati in questo studio compaiono il fumo di sigaretta, l’alimentazione e altre cause come virus, ormoni e radiazioni.

Oggi l’approccio è di tipo multifattoriale, cioè il rischio reale per un individuo di contrarre la malattia è dato dalla combinazione dei diversi fattori di rischio.

Le strategie di prevenzione primaria possono essere dirette a tutta la popolazione (per esempio quelle che riguardano il modo corretto di alimentarsi o di fare attività fisica) o a particolari categorie di persone considerate ‘ad alto rischio’ (per esempio chi ha un rischio genetico particolarmente elevato o i fumatori).

Attraverso l’ implementazione di processi ed indicatori di misurazione, attualmente insufficienti nei piani terapeutici nella Regione Lazio, possiamo fare un enorme passo in avanti. L’implementazione del FSSER ci permetterà di mappare, controllare ed intervenire con percorsi di prevenzione personalizzati.

(2.1.2) PREVENZIONE SECONDARIA
La prevenzione secondaria, attiene a un grado successivo rispetto alla prevenzione primaria, intervenendo su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. Rappresenta un intervento di secondo livello che mediante la diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (programmi di screening) mira ad ottenere la guarigione o comunque limitarne la progressione. Consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interromperne o rallentarne il decorso.
Le malattie metaboliche congenite sono un gruppo di malattie rare per le quali è possibile attuare interventi di prevenzione secondaria attraverso programmi di screening alla nascita.

 

SCREENING NEONATALI ESTESI
Lo screening neonatale offerto a tutti i neonati, rappresenta uno degli strumenti più avanzati della pediatria preventiva.  Il termine “screening neonatale” definisce i programmi di medicina preventiva secondaria basati sulla misurazione analitica di specifici metaboliti attraverso il prelievo di alcune gocce di sangue del neonato che vengono versate su un apposito cartoncino, con l’obiettivo di selezionare in modo precoce e tempestivo i soggetti a rischio per alcune malattie congenite per le quali sono disponibili trattamenti e terapie in grado di modificare la storia naturale della malattia.

Nell’ultimo decennio l’utilizzo della spettrometria di massa tandem (MS/MS) ha modificato in modo sostanziale la filosofia dello screening neonatale, rendendo possibile l’analisi di un’ampia gamma di metaboliti su un singolo spot di sangue. Grazie ai progressi tecnologici, oggi si possono effettuare a basso costo molti test, anche automatizzati, per l’individuazione di un ampio spettro di condizioni e soprattutto di patologie endocrino-metaboliche.

Questo approccio allo screening, definito Screening Neonatale Allargato o Esteso, permette l’individuazione precoce di un’ampia gamma di patologie del metabolismo intermedio (es: acidurie, aminoacidopatie, difetti di ossidazione degli acidi grassi e del ciclo dell’urea) con una incidenza complessiva e di circa 1:3000 nati vivi, buona parte delle quali ad alto rischio di scompenso metabolico (acuto o lentamente progressivo), ma suscettibili di un rilevante miglioramento della prognosi se trattati precocemente.

A tale scopo, lo screening neonatale esteso (SNE) per le MME rappresenta uno degli strumenti più avanzati della pediatria preventiva, consentendo una diagnosi precoce prima dell’instaurarsi di danni cerebrali o d’organo irreversibili. Per il test di screening si utilizza la tecnologia denominata spettrometria di massa tandem (MS/MS) che permette di analizzare diversi metaboliti contemporaneamente su una sola goccia di sangue. Buona parte delle regioni italiane dispone di tale strumentazione, attualmente il Ministero della Salute di concerto con il Centro Nazionale Malattie Rare con altri gruppi di esperti, affinché venga garantito il raggiungimento e l’esecuzione dello SNE al 100% della popolazione neonatale residente in Italia.

In linea con la recente legge nazionale, e’ fondamentale che ogni Regione avvii quanto prima un numero elevato di screening neonatali, allineandosi alle Regioni che da anni hanno gia’ esteso il numero di screening per effettuare una mappatura più ampia.

In progetto: avvio screening oftalmologico pediatrico

DIAGNOSI PRECOCE
Viene definita così la scoperta di una malattia nelle sue prime fasi di sviluppo. L’individuazione precoce di un tumore, in particolare, di solito offre maggiori possibilità di cura, permette di attuare interventi meno aggressivi e di assicurare una migliore qualità di vita. Una diagnosi precoce si può ottenere attraverso l’attenta valutazione dei primi sintomi della malattia oppure attraverso programmi di screening, su alcune fasce della popolazione sana (per esempio con l’esecuzione di pap test o mammografia, o con la ricerca del sangue occulto nelle feci).
Nella Regione Lazio non viene effettuata una completa diagnosi precoce: tale azione si circoscrive solo su alcuni screening oncologici (mammella, colon retto, collo dell’utero) riferiti ad alcune fasce di popolazione senza precisi riferimenti epidemiologici, basata su campagne mediatiche lanciate saltuariamente.

  • lo screening per la prevenzione dei tumori della mammella (donne nella fascia di età 50-69 anni)
  • lo screening per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero (donne nella fascia di età 25-64 anni)
  • lo screening per la prevenzione dei tumori del colon retto (uomini e donne nella fascia di età 50-74 anni)

Da valutare in accordo con ISS e DEP Lazio, l’estensione delle diagnosi precoci e le coorti di popolazione coinvolte.

 

(2.1.3) PREVENZIONE TERZIARIA
La prevenzione terziaria, fa riferimento a tutte le azioni volte al controllo e contenimento dei esiti più complessi di una patologia. Consiste nell’accurato controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di evitare o comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti. Con prevenzione terziaria si intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico o disfunzionale. Si realizza attraverso misure riabilitative e assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo del malato, e all’aumento della qualità della vita. (Es. misure di riabilitazione motoria; supporto psicologico; ecc.)

medicina riabilitativa: avvio coordinamento della rete regionale dei disability managers, politiche di empowerment dell’attivita’ motoria e sportiva


(2.1.6) REVISIONE PIANO REGIONALE PREVENZIONE 2023-2028
Attraverso un tavolo tecnico regionale, partecipato e che coinvolga tutti gli stakeholders, deve essere effettuata una revisione del PRP attualmente in vigore, evidenziandone criticità e sottovalutazioni. Sulla base dei risultati del piano attuale, la sua efficacia asl per asl, si può procedere ad un percorso per una costruzione allargata del PRP 2019-2023.
Una costruzione che integri tutti gli aspetti di innovazione presenti nel progetto libro bianco 2023.

– rimodellazione PRP 2023-2028
– Ruolo Sian

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